Da Repubblica.it - il mini eolico frenato da troppe norme
ROMA - Il vento c'è sempre stato, la tecnologia è da un bel po' che è matura e da circa un anno ci sono anche gli incentivi giusti. Eppure il mini eolico in Italia continua ad essere semiclandestino e ben pochi conoscono le opportunità di risparmio che questa forma di piccola produzione distribuita di energia è in grado di fornire (vedi la scheda per il dettaglio). A frenarne il decollo è soprattutto la mancanza di una normativa unica, in grado di rendere le procedure semplici e uguali in tutto il territorio. Così come avviene per il grande eolico, sono soprattutto il caos e le lungaggini burocratiche a ostacolare le potenzialità delle fonti rinnovabili. Rispetto agli impianti di taglia industriale, il mini ha infatti il vantaggio di non essere invasivo e di adattarsi bene a zone di scarso pregio paesaggistico, come aziende agricole e zone artigianali (guarda le foto). Caratteristica che permette di aggirare anche le resistenze di spesso malintese esigenze di tutela ambientale. A costringere la diffusione del mini eolico a cifre da supernicchia sono però i bastoni normativi gettati tra le ruote di chi vorrebbe abbracciare un modello energetico più sostenibile, tanto per il proprio portafoglio che per la salute del Pianeta. Parlare di eolico di piccola taglia significa riferirsi a torri alte non più di trenta metri, capaci di produrre una potenza fino a 20 kilowatt. Impianti che trovano la loro installazione ideale in aziende agricole, zone artigianali, piccoli distretti industriali, campeggi e agriturismi dove il vento soffia mediamente a una velocità di sei metri al secondo. Condizione piuttosto diffusa in molte zone appenniniche e del Mezzogiorno. Per una società o un piccolo imprenditore dotarsi di una di queste torri significa fare un investimento di circa 50 mila euro ripagabile nel giro di 5-6 anni, trasformandosi poi per un periodo altrettanto lungo in una fonte di risparmio (sulla bolletta energetica) e di guadagno (grazie al meccanismo dei certificati verdi).
Eppure si tratta di un passo che ancora in pochi fanno, con la significativa eccezione della Puglia. La forza e la costanza del vento che soffia sul tacco d'Italia ovviamente svolgono un ruolo importante, ma la discriminante rispetto al resto del Paese è un'altra. "La verità è che in nessuna altra regione installare una torre eolica è semplice come in Puglia", spiega Marcello Garavaglia, responsabile vendite della Blu Mini Power, una delle due aziende italiane leader nella produzione e commercializzazione di impianti di piccola taglia. "Solo la situazione toscana - osserva - è paragonabile a quella pugliese, con le procedure affidate ai comuni di appartenenza, ai quali è sufficiente la dichiarazione d'inizio lavori. Per il resto siamo di fronte a pratiche onerose, in continua evoluzione e di competenza delle regioni". Nella speranza di sbloccare questa situazione gli imprenditori che operano nel settore delle fonti rinnovabili e gli ambientalisti che hanno a cuore lo sviluppo dell'energia pulita hanno stretto un'alleanza, stilando un protocollo rivolto alle regioni per l'adozione di una procedura unica semplificata. "In gran parte d'Italia - ricorda Edoardo Zanchini, responsabile per le politiche energetiche di Legambiente - anche per l'installazione di una singola torre in aree prive di vincoli ambientali la procedura è tale da obbligare a studi, verifiche e approfondimenti che rendono i progetti costosissimi e comunque inutili per interventi che hanno un limitatissimo impatto sul territorio". "Le prime risposte dagli enti locali alla nostra iniziativa - spiega Zanchini - sono state incoraggianti, ma di strada da fare ne rimane ancora molta. Il primo passo sarà probabilmente l'istituzione di un tavolo di livello governativo per fissare le linee guida delle rinnovabili". Le potenzialità del piccolo eolico, per le sue stesse caratteristiche, sono difficilmente quantificabili, anche se parlare di un obiettivo di mille MW di potenza installata non appare del tutto campato in aria. Ma la preoccupazione di Legambiente non è solo di carattere ecologista. "Il nostro paese - dice ancora Zanchini - ha l'opportunità di sviluppare e diffondere brevetti, di far crescere un importante settore industriale che riguarda la meccanica, i materiali, l'elettronica e le vernici". Un meccanismo virtuoso che si è effettivamente messo in moto lì dove il mini eolico ha trovato le condizioni per svilupparsi. In Puglia, ad esempio, è nata la Jonica Impianti, cooperativa pioniera del settore e oggi detentrice di diversi brevetti, così come ha preso corpo un piccolo ma significativo indotto del settore. "Fare delle cifre è difficile, ma sicuramente si è messo in moto un circolo virtuoso dal punto di vista occupazionale e tutto su base locale in zone altrimenti spesso svantaggiate", spiega Rosario Mineo, direttore commerciale della Eneric, una Srl di Bisceglie che distribuisce e installa mini impianti eolici e che per il prossimo anno ha in preventivo l'installazione di una ventina di torri nella sola zona della Daunia. "In Puglia - dice - siamo tre o quattro imprese a svolgere questo tipo di lavoro e ognuna impiega una decina di persone. A queste vanno aggiunti poi tutti quei lavoratori che vengono coinvolti ogni qual volta si chiude un contratto: operai edili per le opere civili, geometri per i progetti, tecnici per le pratiche burocratiche, senza contare le possibilità di assunzione che si aprono per quelle aziende che grazie al mini eolico si trovano a migliorare i loro bilanci". Una dinamica che se assecondata da norme e incentivi adeguati secondo Legambiente su scala nazionale può coinvolgere qualche migliaio di persone.
Eppure si tratta di un passo che ancora in pochi fanno, con la significativa eccezione della Puglia. La forza e la costanza del vento che soffia sul tacco d'Italia ovviamente svolgono un ruolo importante, ma la discriminante rispetto al resto del Paese è un'altra. "La verità è che in nessuna altra regione installare una torre eolica è semplice come in Puglia", spiega Marcello Garavaglia, responsabile vendite della Blu Mini Power, una delle due aziende italiane leader nella produzione e commercializzazione di impianti di piccola taglia. "Solo la situazione toscana - osserva - è paragonabile a quella pugliese, con le procedure affidate ai comuni di appartenenza, ai quali è sufficiente la dichiarazione d'inizio lavori. Per il resto siamo di fronte a pratiche onerose, in continua evoluzione e di competenza delle regioni". Nella speranza di sbloccare questa situazione gli imprenditori che operano nel settore delle fonti rinnovabili e gli ambientalisti che hanno a cuore lo sviluppo dell'energia pulita hanno stretto un'alleanza, stilando un protocollo rivolto alle regioni per l'adozione di una procedura unica semplificata. "In gran parte d'Italia - ricorda Edoardo Zanchini, responsabile per le politiche energetiche di Legambiente - anche per l'installazione di una singola torre in aree prive di vincoli ambientali la procedura è tale da obbligare a studi, verifiche e approfondimenti che rendono i progetti costosissimi e comunque inutili per interventi che hanno un limitatissimo impatto sul territorio". "Le prime risposte dagli enti locali alla nostra iniziativa - spiega Zanchini - sono state incoraggianti, ma di strada da fare ne rimane ancora molta. Il primo passo sarà probabilmente l'istituzione di un tavolo di livello governativo per fissare le linee guida delle rinnovabili". Le potenzialità del piccolo eolico, per le sue stesse caratteristiche, sono difficilmente quantificabili, anche se parlare di un obiettivo di mille MW di potenza installata non appare del tutto campato in aria. Ma la preoccupazione di Legambiente non è solo di carattere ecologista. "Il nostro paese - dice ancora Zanchini - ha l'opportunità di sviluppare e diffondere brevetti, di far crescere un importante settore industriale che riguarda la meccanica, i materiali, l'elettronica e le vernici". Un meccanismo virtuoso che si è effettivamente messo in moto lì dove il mini eolico ha trovato le condizioni per svilupparsi. In Puglia, ad esempio, è nata la Jonica Impianti, cooperativa pioniera del settore e oggi detentrice di diversi brevetti, così come ha preso corpo un piccolo ma significativo indotto del settore. "Fare delle cifre è difficile, ma sicuramente si è messo in moto un circolo virtuoso dal punto di vista occupazionale e tutto su base locale in zone altrimenti spesso svantaggiate", spiega Rosario Mineo, direttore commerciale della Eneric, una Srl di Bisceglie che distribuisce e installa mini impianti eolici e che per il prossimo anno ha in preventivo l'installazione di una ventina di torri nella sola zona della Daunia. "In Puglia - dice - siamo tre o quattro imprese a svolgere questo tipo di lavoro e ognuna impiega una decina di persone. A queste vanno aggiunti poi tutti quei lavoratori che vengono coinvolti ogni qual volta si chiude un contratto: operai edili per le opere civili, geometri per i progetti, tecnici per le pratiche burocratiche, senza contare le possibilità di assunzione che si aprono per quelle aziende che grazie al mini eolico si trovano a migliorare i loro bilanci". Una dinamica che se assecondata da norme e incentivi adeguati secondo Legambiente su scala nazionale può coinvolgere qualche migliaio di persone.
Dove, come, quanto e perché - tutte le risposte sul mini eolico
Dai costi di installazione agli incentivi, dall'energia prodotta ai risparmi sulla bolletta elettrica, tutto quello che c'è da sapere sul mini eolico nelle risposte a queste cinque domande.
Dai costi di installazione agli incentivi, dall'energia prodotta ai risparmi sulla bolletta elettrica, tutto quello che c'è da sapere sul mini eolico nelle risposte a queste cinque domande.
COSA
Per mini eolico si intendono impianti di potenza fino a 20 kilowatt (per taglie più grandi la procedura diventa molto più complessa), in grado di produrre con le adeguate condizioni di vento 30-40 MWh di energia l'anno. Le torri sono solitamente inferiori ai 20-30 metri di altezza, mentre il rotore (ovvero le pale che girano) hanno generalmente un diametro di circa otto metri.
DOVE
Il mini eolico può essere installato dove il vento soffia a una velocità media di poco inferiore ai sei metri al secondo. Si prestano allo scopo le aree collinari o quelle situate in zone aperte alla circolazione dell'aria. Se nel raggio di qualche chilometro esiste già un impianto eolico di grandi dimensioni si tratta di un'importante indicazione positiva. Una prima verifica sull'intensità del vento può essere fatta consultando online la mappa della ventosità sulla Penisola sul sito www.ricercadisistema.it. Le principali aziende del settore sono comunque in grado di fornire una prima utile valutazione e di eseguire poi eventualmente un sopralluogo gratuito per un esame più approfondito. In linea di massima le regioni più avvantaggiate sono quelle meridionali e quelle attraversate dagli Appennini, mentre, salvo eccezioni, sono penalizzate Lombardia, Piemonte e Pianura Padana. Inadatte, salvo eccezioni, sono anche le aree urbane.
COME
COME
Il problema per la diffusione del piccolo eolico è la mancanza di norme snelle e uguali in tutta Italia. "Come" dotarsi di un impianto è spesso un rebus o un calvario burocratico. Le uniche regole di valore nazionale sono quelle relative agli incentivi e fanno riferimento al decreto legge n.387/2003 come integrato dalla Delibera n.28/2006 dell'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas (il testo integrale è consultabile sul sito della Aeeg) e alla legge 239/2004. La prima norma istituisce lo scambio sul posto, la seconda regolamenta i certificati verdi (per i dettagli consultare la scheda sul sito del Gse). Particolarmente importante per la diffusione del mini eolico è stata la delibera del 2006. Prima un impianto andava dotato di costosi accumulatori per rifornire l'utente quando la forza del vento non era in grado di soddisfare il fabbisogno energetico. Il meccanismo dello scambio sul posto permette finalmente di immettere nella rete nazionale l'energia prodotta nel momento in cui questa è superiore a quanto l'utente consuma e di prenderla dalla rete nel caso opposto. I certificati verdi consentono invece di ottenere un premio in denaro per tutta l'energia prodotta (che viene divisa però in pacchetti minimi di 25 MWh annui). Si tratta di un titolo bancario che viene emesso dal Gestore dei servizi elettrici (ex Grtn) e depositato su di un conto corrente creato ad hoc dal titolare dell'impianto alla fine di ogni anno di produzione dell'impianto eolico. Attualmente (si tratta di un titolo quotato alla borsa elettrica e soggetto e oscillazioni di valore) si guadagnano circa 6290 € l'anno per ogni "pacchetto" di energia superiore a 25 MWh (il taglio minimo). Secondo le valutazioni degli analisti si tratta di un valore destinato a crescere. QUANTO Il prezzo di un aerogeneratore chiavi in mano, escluse le opere civili, si aggira attorno ai 50.000 euro, iva esclusa. Il costruttore solitamente si occupa di tutte le fasi, dalla consegna sul sito del cliente fino alla messa in servizio. Chi lo acquista non deve pertanto preoccuparsi degli aspetti di montaggio e installazione. Normalmente il costruttore si preoccupa anche di valutare le condizioni del sito (ventosità e condizioni ambientali) e fornisce il suo supporto in tutte le fasi di ottenimento delle autorizzazioni necessarie e per l'allacciamento alla rete Enel.
PERCHE'
Sono tre le possibili motivazioni di chi decide di dotarsi di un piccolo impianto eolico. La prima, probabilmente la spinta più forte, è quella legata al risparmio economico. Sfruttare l'energia del vento concede infatti il doppio vantaggio di tagliare la bolletta elettrica in maniera sostanziosa e di accedere al meccanismo dei certificati verdi. I circa 40 MWh l'anno di energia che è lecito attendersi dall'installazione di una torre per il mini eolico da 20 KW sono infatti in linea di massima superiori alla quantità di energia necessaria a soddisfare i consumi di agriturismi, camping, villaggi turistici, aziende di produzione e trasformazione dei prodotti agricoli, piccole imprese industriali o artigianali. "Complessivamente - ci aiuta a capire meglio Marcello Garavaglia della Blu Mini Power - nell'ipotesi di autoconsumo di un agriturismo che utilizzi 30 MWh di energia l'anno, questi percepisce dal meccanismo dei certificati 6.290 euro l'anno cui si somma il costo evitato (mancato acquisto di energia dalla rete) per circa altri 4.000 euro l'anno. Il vantaggio totale per l'agriturismo si misura quindi in 10.000 euro l'anno per i dodici anni per i quali sono riconosciuti i certificati verdi dall'anno di messa in esercizio dell'impianto. Oltre questo periodo profitterà del solo risparmio (i 4.000 euro di cui sopra)". Altra motivazione forte è poi quella etico-ambientalista. L'eolico, come tutte le rinnovabili, è una fonte a emissioni zero. La terza possibile motivazione di chi sceglie il mini eolico è collegata alla seconda. Installare una torre, in questo momento, significa avere un forte ritorno di immagine e un'importante occasione di promuovere all'esterno la propria attività. (v. g.)
1 commento:
per approfondimenti sull'eolico vi segnalo il link energia eolica
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